Architetti e Progetto per l’Utenza Ampliata
La Progettazione Accessibile, e gli interventi di superamento delle barriere architettoniche, richiedono competenze tecniche e conoscenze specifiche. Quella dell’architetto è dunque una figura professionale fondamentale per rendere accessibili quegli ambienti che non lo sono (o non lo sono pienamente) oltre che per progettare e costruire edifici e spazi pubblici accessibili a tutte le persone – con e senza disabilità – in base alle loro specifiche esigenze.
In questo contesto, l’architetto viene solitamente visto come colui che elabora progetti e soluzioni che permettono di rimuovere le barriere o di superarle.
Ma si tratta di una visione limitata che Exilà vuole superare. L’architetto, nella metodologia Exilà, è chiamato a progettare per l’Utenza Ampliata.
Questo principio va oltre il semplice rispetto delle normative sull’accessibilità: Progettare per l’Utenza Ampliata (PxUA) significa pensare in modo proattivo e creativo a soluzioni che favoriscano una partecipazione piena ed equa di ogni individuo alla vita sociale, culturale e lavorativa.
I Terapisti Occupazionali
La prima figura professionale che si associa al concetto di “accessibilità” è quella dell’architetto. È a lui che ci si rivolge, ad esempio, per progettare la rampa che permette a una persona in carrozzina di entrare in una scuola, in un teatro, a casa propria.
Ma questa professionalità da sola non è sufficiente per garantire l’accessibilità così come la intende Exilà.
Chi è il terapista occupazionale
Il terapista occupazionale (TO o OT Occupationl Therapist) è un professionista sanitario che aiuta le persone di tutte le età a sviluppare, recuperare o mantenere le competenze necessarie per svolgere in modo autonomo e soddisfacente, le proprie attività quotidiane chiamate, in gergo tecnico, “occupazioni”.
Le “occupazioni” vengono solitamente suddivise in tre categorie:
- cura di sé (vestirsi, mangiare, lavarsi)
- attività produttive (lavoro o scuola)
- tempo libero.
Quella del terapista occupazionale è una figura professionale relativamente nuova. Lavora con persone che, a causa di malattie, infortuni, disabilità fisiche o cognitive hanno difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane anche semplici come vestirsi o mangiare.
Possiamo definire il terapista occupazionale come un esperto delle attività quotidiane.
Che analizza i comportamenti e le capacità della persona (“è in grado di uscire autonomamente dalla vasca da bagno?”), i suoi bisogni e i suoi desideri. Alla luce dei quali individua le soluzioni e le strategie più utili a garantire la massima autonomia possibile, oltre a indicare ausili e fornire consigli utili per la vita quotidiana.
Che cosa fa in concreto il terapista occupazionale
Il terapista occupazionale valuta le esigenze specifiche del paziente e crea un piano di intervento personalizzato che agisce su più livelli e che può includere:
- uso di ausili: consigli su strumenti che facilitano le attività (ad esempio posate ergonomiche o carrozzine personalizzate);
- rieducazione funzionale: esercizi per migliorare abilità motorie o cognitive;
- insegnamento di strategie compensative: metodi alternativi per svolgere attività che il paziente non può fare come prima;
- adattamento ambientale: suggerimenti per modificare la casa o il posto di lavoro per renderli più accessibili.
Attraverso la sua azione, dunque, il terapista occupazionale punta a migliorare la qualità della vita del paziente, adattando le attività o l’ambiente alle sue capacità e bisogni. Ed è qui che entra in gioco il suo ruolo all’interno di Exilà.
Il TO è importante per l’Accessibilità
Il terapista occupazionale è un professionista che nasce in ambito sanitario ma che si apre a tutte le dimensioni degli ambiti della vita di una persona. Ha quindi una visione a 360 gradi dei suoi bisogni, delle sue capacità residue e delle sue potenzialità, delle sue aspettative.
Analizza il legame tra l’uomo e l’ambiente cercando di ristabilire il giusto equilibrio tra l’uno e l’altro. In questo contesto l’alleanza tra il terapista occupazionale e l’architetto è fondamentale.
Assicurare l’accessibilità significa infatti assicurare a una persona la massima autonomia. E siccome non esiste un “massimo” in astratto è necessario tenere in considerazione le caratteristiche di ogni singola persona e con le condizioni dell’ambiente in cui vive.
Per progettare un intervento di questo tipo servono quindi competenze diverse. Da un lato quelle tecniche e di tipo edilizio dell’architetto. Dall’altro quelle di tipo sanitario, sulle diverse abilità e disabilità della persona; ma anche competenze di tipo psicologico e relazionale.
Questa collaborazione permette progettare ambienti accessibili quanto più possibili “su misura” rispetto alle capacità e ai bisogni del singolo. Facendo un significativo passo avanti rispetto a quella progettazione per l’accessibilità “normativa” che si limita ai semplici aspetti edilizi previsti dalla legge.